Smørrebrød ed è subito Copenaghen
Chi da bambino non amava pane e burro, non è mai stato davvero bambino.
La traduzione letterale di Smørrebrød è proprio pane e burro. Non il panaccio buono e sciocco dei Toscanacci, ma un altro buon pane, quello scuro dei paesi nordici per intenderci. In Danimarca è usanza antica prenderne una bella fetta e imburrarla.
Chi ha provato un’altra delizia come il british scone con burrino salato avrà già in mente una serie di sensazioni e di aromi fantastici, ma per favore non andate subito verso la cucina, finite prima di leggere.
Un buon panino aperto viene al mondo con piedi di segale (la fetta di pane preparata con pasta acida), calzati in una generosa spalmata di buon burro danese, un corpo libero e variopinto (le prelibatezze con cui uno chef accorto guarnirà la base) e nessun cappello! Il panino danese ha una sola fetta di pane.
La cosa forse più interessante di questo cibo è che, al momento, non rientra nel novero dei piatti accolti dalla cucina globale. Per cui l’unico modo di gustarne uno è recarsi oltre lo Schleswig-Holstein, buttarsi in automobile nel tunnel sotto il mare e arrivare in Danimarca, ma potete optare anche per un comodo aereo.
Se vi premierete in futuro con un viaggio a Copenaghen, tralasciate la sirenetta, che, beffarda, non vi guarda, ma volge il volto e lo sguardo verso un portuale panorama di gramo interesse, ma non scordate di “tastare” i “panini aperti”, gli smorrebrod!
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